Casanova e Schnitzler

461px-arthur_schnitzler_1912Oggi discuteremo in classe il romanzo di Arthur Schnitzler, Casanovas Heimfahrt, tradotto in italiano come Il ritorno di Casanova e in inglese come Casanova’s Homecoming. Schnitzler (vedi il link qui accanto) è uno dei maggiori scrittori e drammaturghi della cultura viennese tra fine Ottocento e inizio Novecento. Figlio di un medico, educato come medico e psichiatra, si è dedicato presto, invece, alla letteratura nella Vienna di Sigmund Freud e Karl Kraus. Questo romanzo (scritto nel 1918) non è l’unica opera da lui dedicata a Casanova al quale aveva dedicato anche una commedia, Die Schwestern Oder Casanova im Spa (Le sorelle, o Casanova a Spa – la famosa stazione termale frequentata dalla migliore società dell’epoca) scritta praticamente in parallelo (nel 1919). Schnitzler dice che queste opere segnano una nuova fase nella sua carriera letteraria, una fase contrassegnata da una più approfondita analisi psicologica dei personaggi (come quella che caratterizza un’altra novella pubblicata qualche anno dopo, nel 1926, Traumnovelle, tradotta in italiano con il titolo Doppio sogno e in inglese come Dream Novel, su cui il regista Stanley Kubrick ha basato nel 1999 il suo film Eyes Wide Shut).

Come anche il romanzo che discuteremo la prossima settimana, Casanova in Bolzano (La recita di Bolzano) di un altro grande narratore mitteleuropeo, ungherese per l’esattezza, Sándor Márai, scritto nel 1940, anche il racconto di Schnitzler è stato scritto in tempo di guerra. Questa è solo una delle cose che queste due opere hanno in comune. Schnitzler aveva letto la Storia della mia vita all’inizio della guerra, nel 1914-15. Il protagonista de Il ritorno di Casanova ha 53 anni (l’età stessa del suo autore quando lo scrisse). É dunque alle soglie della “vecchiaia”. Anzi, è proprio questo il tema principale (e il soggetto dell’analisi psicologica) che coincide poi con quello del ritorno e della nostalgia per Venezia. L’ incipit (il primo paragrafo) del romanzo, le cui vicende sono basate su personaggi della Storia della mia vita ma sono interamente inventate da Schnitzler, lo illustra splendidamente con l’immagine di C. che ruota attorno a Venezia come un uccello che “viene giù a morire calando da libere altezze in sempre più strette volute”. Saremmo perciò nel 1778. La nostalgia (in tedesco, Heimweh, Homesickness) si sostituisce quasi del tutto al desiderio di fuga che aveva caratterizzato l’incessante movimento di Casanova per l’Europa. E Giacomo è pronto a tutto pur di rientrare in “patria”, anche a vendersi come spia a quello stesso governo che lo aveva condannato.

Come vedremo, il romanzo di Márai coglie invece Casanova ventidue anni prima, nel 1756, a Bolzano, appena fuggito dai Piombi, in compagnia del suo odioso compagno di fuga, il padre Balbi. Qui, in questa cittadina appena fuori dal territorio di Venezia, comincia l’esilio di Casanova e qui egli incontra qualcuno che potrebbe essere una delle donne da lui più amate, forse la più amata…

Ne Il ritorno di Casanova troviamo tre donne che rappresentano tre tipi sedotti da Casanova nel corso delle sue imprese erotiche: la moglie di Olivo (che lo ama ancora), la marchesa (che soggiace al fascino della sua reputazione) e la giovane intellettuale Marcolina (il nome è quello di un personaggio che conosciamo col quale però sembra avere ben poco in comune), un tipo di donna al quale Giacomo ormai vecchio (e smascherato) non può più aspirare ma che, ciononostante, egli si ostina a desiderare come un’ultima prova del libertino e che può possedere soltanto con l’inganno e un vile sotterfugio. Vi è anche un personaggio maschile, il luogotenente Lorenzi, amante di Marcolina, col quale Casanova si troverà costretto a ingaggiare un duello, dopo averlo praticamente obbligato a “vendergli” Marcolina per ragioni di onore.

Tornano in questo breve  romanzo anche molti altri temi ricorrenti nella Storia della mia vita, come il tema del gioco, del debito e, soprattutto, del travestimento. Schnitzler ricombina magistralmente alcuni degli ingredienti fondamentali dell’autobiografia di Casanova. Qual è secondo voi il senso di questa libera “riscrittura”? Per certi aspetti, essa ci ricorda la libera reinterpretazione di Fellini che ricombina anch’egli episodi dalla vita di Casanova ma senza rispettare cronologia e all’insegna del grottesco. Anche nel film di Fellini il destino di Giacomo, simboleggiato nel “mascherone” del vecchio libertino, è quello di uno sconfitto…

Published in: on 31 marzo 2009 at 11:39 am  Lascia un commento